” Cesare fui e son Giustiniano,
che per voler del primo amor che sento
entro alle leggi, trassi il troppo e il vano ”
Dante colloca nel canto VI del Paradiso, l’Imperatore Giustiniano che fece scrivere il famoso Corpus Iuris Civilis, del Diritto Romano, per amore della Giustizia. E da questo imperatore presero nome i Giustiniani, nobili veneziani che da Venezia, si diffusero a Genova, in Italia, in Grecia e altri stati europei, portando i loro ideali di progresso nella giustizia. I Giustiniani di Genova, governarono l’isola greca di Chio, ritenuta patria di Omero, ove c’erano miniere di allume e si coltivava il lentisco, da cui si ricavava la gomma arabica, detta mastice. Attività lucrose di cui avevano il monopolio. Ma… nel 1566, giunsero i feroci Turchi e i genovesi dovettero abbandonare l’isola, tra questi la famiglia di Vincenzo Giustiniani (Chio 1564-Roma 1637), di appena due anni, che si trasferì a Roma.Suo padre, Giuseppe, fu un ricco banchiere e fu Depositario della Camera Apostolica, lavorò nell’amministrazione della Chiesa, egli ne continuò l’attività e fu anche collezionista e appassionato d’arte, antica e moderna. Vincenzo Giustiniani curò scavi archeologici e costituì un museo d’arte antica, con 1200 pezzi. Per suo volere, ogni pezzo venne disegnato da valenti artisti e raccolto in un volume la Galleria Giustiniana, che si trova su Google. Alcuni pezzi della collezione. Bassorilievo con scena di caccia Statua di Bacco.Pezzi pregevolissimi, ma il pezzo più famoso è la Minerva o Athena Giustiniani, copia romana di una statua greca. Venne ritrovata sull’Esquilino nel XVII secolo. Essa fu ammirata da W.Goethe quando visitò Roma nel 1786, come scrisse nei suoi ricordi di viaggio.Altra statua famosa l’Hestia, copia romana.Vincenzo Giustiniani fu anche il mecenate e il protettore del Caravaggio, sotto, Vocazione di S.Matteo, S.Luigi dei Francesi, Roma, di cui comprò numerosi quadri. Egli, oltre al grandioso palazzo, in piazza S.Luigi dei Francesi, oggi sede della Presidenza del Senato, comprò al Laterano una villa con parco e, un Castello o villa, a Bassano Romano. Nel ‘700, i reali, ospiti a Roma, amavano farsi ritrarre vicino alla statua di Minerva, in segno di potenza, dal noto pittore Pompeo Batoni ( 1708-1787), che inventò questo tipo di ritratto. Sotto Giuseppe II d’Asburgo con il fratello Leopoldo, Granduca di Toscana, vicino alla Minerva Giustiniani, seduta, sullo sfondo S.Pietro e Castel Sant’Angelo, simboli del potere laico e di quello religioso. Non solo i sovrani, anche nobili inglesi, come William Gordon, generale e politico.Il marchese Vincenzo, non poteva certo prevedere che le sue collezioni d’arte, sarebbero state l’ancora di salvezza del suo lontano pronipote principe Vincenzo III. Ho cercato su Google il ritratto di Vincenzo III, ho trovato questo, potrebbe essere il suo, sotto la figura sono scritti dei nomi in greco, appena decifrabili, anche ingranditi. I tempi mutano e nel 1798, l’impeto della Rivoluzione Francese si fece sentire anche a Roma. A causa di una sommossa popolare in cui fu ucciso un generale francese, Roma, in cui già si trovava Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, venne invasa dai soldati francesi, divenne la Repubblica Romana. La situazione non era facile per chi deteneva il potere. Il papa Pio VI, venne arrestato e trasferito in Francia, dove morirà. Fautore del governo francese a Roma fu il padre scolopio Giuseppe Solari di Chiavari, che in quel momento si trovava a Roma.
Per sopravvivere, si cambia, e il marchese Vincenzo Giustiniani III, con questo nome, divenne il Cittadino Giustiniani. Cittadino era il nuovo titolo onorifico, ma Giustiniani era e Giustiniani rimase, fu lui l’Inviato Straordinario della Repubblica Romana a Parigi, e fu ricevuto dall’onnipotente ministro Carlo Maurizio de Talleyrand (1754-1838), anch’egli, che vantava di discendere da una delle più nobili famiglie di Francia, era diventato un “Cittadino”. (Ritratto del Talleyrand) Documento del discorso di accoglienza di Vincenzo Giustiniani tenuto dal Talleyrand, al Direttorio esecutivo a Parigi.Ma non c’erano solo onori, anche oneri, tasse esose imposte dal nuovo governo e Vincenzo Giustiniani dovette vendere ed anche svendere, dei suoi beni, come risulta dallo scritto sottostante, da 7527, valore originario, si scende a 2592. Tra gli acquirenti, nobili romani, i del Drago, Casa a Porta del Popolo, i Massimo, villa al Laterano, un nome interessante, Luciano Bonaparte (1775-1840), fratello di Napoleone. In cattivi rapporti con Napoleone a causa del suo nuovo matrimonio con la vedova Alexandrine Bleschamp, fu addirittura escluso dalla solenne incoronazione di Napoleone in Notre-Dame. ( J.L. David, Incoronazione Napoleone in Notre-Dame. A destra, in angolo,vera pietra angolare, col mantello rosso, Charles Maurice Talleyrand) Luciano, già artefice del colpo di Stato del 18 Brumaio, si trasferì a Roma, nel 1804, contando sul benvolere del nuovo papa Pio VII (eletto a Venezia, nel 1800), nei suoi confronti e sull’ospitalità dello zio cardinale Giuseppe Fesch. Luciano,ex ministro, ex ambasciatore in Spagna, ex senatore, godeva di rendite e possedeva molto denaro, ambizioso, colto, amante del lusso e dell’arte, si stabilì a palazzo Nunez, comprò beni dei Giustiniani, già conosciuti a Parigi, affittò il loro Castello di Bassano Romano, già citato, la tenuta di Polline ed altre, acquistò quadri, tra cui famoso La strage degli Innocenti, commissionata a Poussin, da Vincenzo Giustiniani,La Madonna dei candelabri” di Raffaello,e Cristo davanti a Caifa di Gherardo delle Notti. Acquistò anche la Minerva Giustiniani, il pezzo più pregiato di cui ho già parlato, nel 1805, ma Luciano non la trattenne a lungo, trovandosi a sua volta in difficoltà economiche, la vendette a papa Pio VII, a lui amico, nel 1817. Oggi si trova nei Musei Vaticani. Dalla Camera Apostolica comprò nel 1806, a Frascati, la villa Ruffinella, dove trascorreva lunghi periodi. Qui iniziò scavi archeologici che diedero ottimi risultati, il Principe vendeva poi i reperti più pregiati a Parigi. Riprendo il brano precedente, ampliato.
Notare che in questo testo, secondo il Talleyrand, il corso della storia, seguito alla caduta della Repubblica Romana è stato “Un lungo sonno dello Spirito umano nella antica Terra degli Eroi “, giudizio molto negativo. La Repubblica Romana durò poco più di un anno, con l’aiuto del re di Napoli ritornò il potere del Papa. Sotto, Altare patrio eretto in piazza S.Pietro, paradossale !! Altro documento che attesta l’importanza di Vincenzo Giustiniani nel rappresentare la Repubblica Romana, egli è assieme ai Ministri della Repubblica Ligure, del Re di Svezia, che è la famosa Madame de Staèl, e rappresentanti di altri stati. Godeva quindi di un enorme prestigio anche se le sue finanze subivano delle flessioni dovute alle tasse imposte dai Francesi. Il documento è intestato con i due grandi principi della Rivoluzione, Libertà e Eguaglianza, non viene citata la Fraternità, la data è quella del nuovo calendario repubblicano, 22 Fiorile ( Aprile) Anno VI Repubblicano. Il nuovo calendario, complicatissimo, verrà soppresso da Napoleone dopo il Concordato del 1801, nel 1805.Se il Cittadino Vincenzo Giustiniani rappresentava la nuova Repubblica Romana, voluta dai Francesi, seguendo la massima di Cicerone ” Tempori cedere, id est necessitati parere, semper sapientis est habitus”, il suo parente Giacomo Giustiniani (1769-1843), non vedeva certo di buon occhio la nuova Repubblica. Entrato da giovane nell’amministrazione dello Stato Pontificio, ricoprì la carica di Commissario di Roma, ma poi, giunti i Francesi, riparò nel Regno di Napoli. Rientrò poi a Roma, nel 1814, ebbe importanti incarichi, fu Nunzio Pontificio in Spagna, ove ebbe contrasti col re, riguardo alle nomine dei vescovi. Solo nel 1816 divenne sacerdote e quindi vescovo di Imola e cardinale. Partecipò al Conclave del 1829 che elesse Pio VIII, tra i cardinali elettori c’era anche il cardinale Giuseppe Fesch, lo zio dei Bonaparte. Deceduto Pio VIII dopo pochi mesi, nel nuovo Conclave del 1830, Giacomo Giustiniani fu sul punto di essere eletto Papa, ma un veto del re di Spagna, memore dei passati contrasti, lo impedì. Venne eletto, col suo appoggio il cardinal Cappellari, papa Gregorio XIV. Ricoprì poi importanti incarichi, morì nella notte tra il 24 e 25 febbraio del 1843.
La famiglia Giustiniani, con profonda sagacia, agiva su due fronti, pro e contro il nuovo assetto napoleonico, erano genovesi, che onorano il dio Giano, uno sguardo al futuro e uno al passato, non c’è un futuro senza passato e non c’è passato senza un futuro, Panta rei. In questo altro brano del discorso del Talleyrand, egli si rivolge a Vincenzo Giustiniani, come a un sostenitore della nuova Repubblica, fondata sui valori e sulle virtù del mondo antico. Egli si ricollega, con volo pindarico, addirittura a Brenno, alla cui lancia si sostituisce l’albero della Libertà.Gli elogi del Talleyrand al Cittadino Giustiniani, non miglioravano le sue condizioni finanziarie e i Giustiniani, per sanare i debiti con i banchieri Torlonia, famiglia di origine francese, in ascesa, vendettero gran parte della collezione di statue antiche, tra cui l’Hestia. Offrirono l’acquisto di opere d’arte, delle loro collezioni, anche al Talleyrand. Documento, dello stesso periodo, che riguarda i Giustiniani di Genova, ugualmente in difficoltà finanziarie, in cui si parla delle forti tasse pagate da Pietro Giustiniani al governo, tanto da fare degli sconti alla di lui moglie. Non erano teneri i funzionari francesi con i nobili italiani.Dai Giustiniani di Genova a quelli di Venezia che dimostrarono grande dignità dinnanzi a Napoleone stesso che non voleva l’alleanza dei veneziani e già li aveva consegnati all’ Austria, si legge dell’ardire di Leonardo Giustiniani che si offrì come ostaggio e consegnò la sua spada a Napoleone che ammirò il suo gesto.Documento, di epoca successiva, che parla del Palazzo dei Giustiniani di Genova venuto in possesso del Conte Stefano, l’infelice consorte di Anna Schiaffino Giustiniani, che, con la sua pazienza e noncuranza affettiva nei confronti della moglie, sentimentalmente legata al Cavour, diede, sia pure involontariamente, un contributo alla causa del Risorgimento.Leone veneziano su Palazzo Giustiniani a Genova.Documento di grande importanza quest’ultimo, che ci fa sapere come la ricca collezione di dipinti dei Giustiniani di Roma arricchì i musei del re di Prussia, in particolare la Bildergalerie di Potsdam.Due famosi dipinti del Caravaggio venduti al re di Prussia, S.Matteo e l’Angelo, e L’incredulità di S.Tommaso,S. Matteo e l’Angelo, che doveva essere la pala della cappella Contarelli, a S.Luigi dei Francesi, non piacque, troppo grezzi quei piedi in primo piano, e così passò nella collezione di Vincenzo Giustiniani. Venduto al re di Prussia, venne bruciato, assieme ad altri dipinti, causa incendio deposito opere d’arte, alla fine della guerra, nel 1945. L’Incredulità di S.Tommaso, mirabile opera,di un verismo quasi imbarazzante, invece si trova nel museo di Potsdam. Le tre teste degli apostoli e quella di Cristo, così ravvicinate formano un tutt’uno, tensione tra gli apostoli con le fronti corrugate, sereno il volto di Cristo. Il dito di Tommaso che si infila così spudoratamente nel costato di Cristo, sembra una lezione di anatomia. Bellissime le tre mani in successione.
I carri francesi, impressionante corteo, lasciano Roma, carichi di opere d’arte, anche dei Giustiniani, le ritroveremo nel museo del Louvre, a Parigi e in altri musei.Volendo trarre una, sia pur arbitraria conclusione, si può dire che la vecchia classe nobiliare, di cui i Giustiniani, facevano parte, dovette chinarsi dinnanzi ai nuovi padroni e cercare di ritagliarsi un vantaggio economico, vendendo i suoi beni, accumulati nel tempo, ai nuovi governanti, desiderosi di appropriarsi di quelle opere d’arte che sembrava racchiudessero, come in uno scrigno la magia del potere. Queste vendite diedero una nuova ricchezza e liquidità ai Giustiniani, ma essi diminuirono il loro antico prestigio. La Rivoluzione francese, in Italia, non fece salire i nobili sulla ghigliottina, ma tolse loro parte dei loro beni, potevano ritenersi fortunati.
P.S. Questo mio post, è stato presentato da me, dott. Ninna Frigo, al Simposio del Convegno per il Gemellaggio Genova -Chios, che si è tenuto domenica 25-2-2018, nel teatro della Villa Duchessa di Galliera, a Voltri. (Sotto, mia foto, scattata da Catherine Stringa, che ringrazio) Un sincero grazie all’eccellente e appassionato organizzatore del Convegno, Jérome Luc Muniglia Giustiniani, Patrizio genovese, già amico Fb, qui ritratto con il prof. Michel Balard, docente alla Sorbonne, di avermi invitato a tenere la relazione su questo interessante argomento e di aver apprezzato il mio lavoro.
P.S. Il padre scolopio Giuseppe Solari, dottissimo docente di Latino e Greco nell’Ateneo genovese, fu un mio lontano antenato, da parte materna, zio della mia trisnonna Teresa Solari. 000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
Molto interessante, grazie!
Grazie a te che lo hai letto !!! Sono contenta ti sia piaciuto !!
Una documentazione perfetta,non perchè abbia le informazioni per giudicare, alcuni episodi sì,ma la lettura è coinvolgente ,stesura scorrevole ed è normale per una Prof!!!!Brava a doppia potenza!Felice di esserti amica!
Grazie Daniela, ne sono contenta !! Ogni argomento poi sarebbe da ampliare, ma dovevo concentrare in 15 minuti, ho tagliato e ho superato il tempo lo stesso. Anch’io sono felice della tua amicizia !!