Corso Firenze, è preceduto dalla Spianata di Castelletto, con le sue case popolari, notare la lettera B sopra l’ingresso. e l’edicola votiva.Sulla Spianata il famoso ascensore, l’ascensore per il Paradiso, (sotto, finestra ascensore)cantato dal poeta G.Caproni, inaugurato nel 1909, 110 anni fa. Targa dell’inizio di corso Firenze, una targa “vissuta”, con simpatici adesivi.Dopo pochi metri, sulla sinistra, si trova la chiesa parrocchiale, una chiesa di nuova costruzione, cosa rara a Genova, consacrata nel 1940. La facciata. All’interno nella cappella laterale destra dono dei parrocchiani Edoardo e Emilia Bozzo-Costa in memoria del figlio Luigi, si può ammirare questa Annunciazione in stile fiorentino. i palazzi del corso già da tempo erano stati costruiti e, si direbbe, che la facciata sobria della chiesa non voglia competere con il loro stile sovrabbondante e fantasioso.Corso Firenze, che doveva essere la nuova via Garibaldi, la via delle residenze della nuova classe dirigente, presenta palazzi di pregio architettonico, il più originale, il n° 9, Palazzo Bogliolo, nella foto, la testa di donna sul portone d’ingresso. progettato da Gino Coppedé, l’architetto fiorentino, che tanto piacque ai borghesi di Genova. Ai lati del portone d’ingresso, due e due, quattro, figure di Satiri che fanno uno sberleffo, figure apotropaiche che devono allontanare gli spiriti maligni dalle abitazioni.Nella parte alta, figure di volti di donne, tutti uguali, volti dallo guardo misterioso, quasi assente, uno sguardo verso l’infinito.Doppie figure ai lati esterni,cui se ne aggiunge una terza , all’angolo, tre, il numero perfetto. La donna, vista come la pietra angolare ? Lapis, quem reprobaverunt aedificantes, hic factus est caput anguli ? Non lontano dall’ingresso del n° 9, sul lato che dà su Corso Carbonara, si trova questo bel cancello, in ferro battuto, della passerella che congiunge un appartamento di un palazzo di corso Carbonara, con corso Firenze. Notevole la vista sul seguente tratto del corso con il Castello Bruzzo. Foto, gentilmente concessa da Elena Nikiforova, eccezionale fotografa, appassionata di Genova.Dopo alcuni palazzi si trova il palazzo rosso, in cui abitò dal 1949, alla sua scomparsa, il pittore Dino Gambetti (Quistello (Mn),1907-Genova, 1988). Sotto, un suo quadro, Pittori su un terrazzo di Genova. Dino Gambetti aderì al Secondo Futurismo, e dal 1943 al 1946, fu prigioniero di guerra a Hereford in Texas, qui conobbe e avviò alla pittura Alberto Burri, che così disse di lui : “… Ricordo in particolare quello che per me era l’unico vero pittore del gruppo; il capitano Gambetti di Genova. Gli altri si divertivano a sporcare le tele….”. Alberto Burri (1915-1995) fu poi il maestro dell’arte astratta. Sotto un’opera di Burri, e una finestra della casa, con un fauno sorridente.Quindi la vista su via Pertinace.oProcedendo, il palazzo di una persona molto colta, che ha fatto scrivere ai lati delle belle finestre a bifora, i nomi dei grandi : Dante, Newton, Galilei…. purtroppo non di facile lettura.Facciata vista di scorcio.Gli stemmi di città italiane.Finestre viste da vicino, sulla parte destra della finestre che dà sul terrazzino, si legge a malapena il nome di Dante, il grande poeta che godette di notevole fama nel 1800, sia in Italia che in Inghilterra, si legge anche il nome di Raffaello, vicino alla finestra contigua. Maschera nella parte bassa del palazzo.Il tratto di corso Firenze antistante al palazzo precedente, si nota la famosa ringhiera con colonnine tortili. Villa Piaggio, non si trova proprio in corso Firenze, nella foto, villa Piaggio vista da corso Carbonara, però ha in corso Firenze uno dei suoi ingressi, come si vede nella foto.Facciata di villa Piaggio, già Moneglia, sotto antica carta topografica in cui è indicata Villa Moneglia, il luogo in cui oggi si trova Villa Piaggio.Dai Moneglia, la villa passò ai Salvago, poiché Paride Salvago sposò Isabella Moneglia, 1678, che portò in dote la sua villa. Paride Salvago, ritratto con il “Robbone”, l’abito nero dei senatori della Repubblica.La proprietà della villa passò agli eredi Pinelli e infine al senatore Erasmo Piaggio,che l’acquistò, come indicato dalla targa che si trova all’interno dell’atrio. Il restauro della villa venne fatto dagli architetti Picasso e Rovelli.Ingresso da via Pertinace. Bassorilievo interno a questo ingresso. Vicino al viale, del secondo ingresso, da corso Firenze, sono situate queste belle grandi pigne con alla base foglie di acanto, simbolo di accoglienza e felicità.Altre pigne ornamentali, con un bel basamento floreale.Vista sulla città dal giardino antistante la villa.Il maestoso ed elegante ingresso della villa. Angolo villa Piaggio da Corso Firenze.Sole al tramonto da villa Piaggio. A febbraio, nel giardino fioriscono le camelie.Foglie di ippocastano, incorniciano il campanile di S.Lorenzo, visto dal giardino di villa Piaggio. Il cancello di villa Piaggio, con importanti ferri battuti.Sopra villa Piaggio, il bellissimo Castello Bruzzo, opera di Gino Coppedé. Il Castello è ancora proprietà dei Bruzzo ed è possibile organizzarvi feste e banchetti nuziali. Sotto castello Bruzzo, si trovava Villa Weil, in puro stile Liberty, con la caratteristica torretta, opera dell’architetto Carbone, che ben si vede in questa foto d’epoca. All’interno di Villa Weil, banchiere di origini ebraiche, si trovavano dipinti di Cesare Viazzi, foto di Viazzi che dipinge La morte del cervo, che si trovava a villa Weil, I quadri sono sopravvissuti alla demolizione della villa, sotto “La morte del cervo”.Altra foto di castello Bruzzo con il recente condominio sottostante.Contiguo a villa Piaggio, il ristorante “Maniman”,che si trova in una antica villa.E contigua a “Maniman”, la salita S.Nicolò, una bella “creusa”di città.Vista sul porto, e sui condomini dell’ultimo tratto del corso.Le mura, con merli guelfi, del castello Bruzzo, che si affacciano su corso Firenze. La chiesa di S.Nicola, in cui i trova la tomba del dr. Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe, l’apostolo dell’Unità d’Italia. Un lieve restauro, non ci starebbe male, il nome Giacomo Mazzini, lo si legge a stento. Targa ricordo della storica riunione del Comitato di Liberazione Nazionale di Genova, del 24 aprile 1945, che si tenne nel convento di S.Nicola.Ultimo residuo di un vigneto, sotto corso Firenze. Da qui si possono vedere le navi in partenza.Un condominio, di rara bellezza architettonica, ornato con disegni di Granchi, gritte in genovese.Terrazzino con un bel granchio, animale simbolo della rinascitae della capacità di rinnovamento.
Vicino a questo palazzo, un portone ornato con la testa di un leone sdentato, simbolo di paura.
Aiuola del giardino Pellizzari, sistemata recentemente da una meritevole associazione. Piloncini con pigne nei giardini Pellizzari. In determinate occasioni nei Giardini Pellizzari, vengono organizzate delle bancarelle per vendite di beneficenza. Dietro i giardini Pellizzari, l’inizio di via Strozzi, ove abitò il poeta Giorgio Caproni, il livornese, innamorato di Genova, che cantò nella nota poesia, Litania.Proseguendo si costeggiano le Serre di S.Nicola, che si trovano in una amena valletta naturale c’è L’Associazione Serre di S. Nicola, organizza visite alle serre e vendite di piante ornamentali come questa per Natale. C’è pure l’uscita dal tunnel che proviene da via Paleocapa.Si possono vedere i contrafforti in cemento, che sorreggono il monte, tagliato per costruire il corso. si giunge verso il Belvedere Don Ga.Belvedere Don Ga, da cui si gode una splendida vista sula città.Un piccione osserva i passanti,vicino ad una panchina in stile Liberty. Una signora legge il giornale, tra due pini, il pino storto e uno eretto. La mia ombra sul tronco del pino storto.Fiorivano a Belvedere Don Ga delle bellissime Belle di Giorno talvolta attorciliate alla storica ringhiera,che purtroppo sono state estirpate, ma ne conservo le foto. Belvedere Don Ga, si trova il noto pino cresciuto in orizzontale, qui fotografato da Elena Nikiforova.Recentemente è stato posto un leggio che indica i nomi di chiese, palazzi e torri etcc. , che si vedono dal belvedere. Sotto, una visione di Genova, dal Belvedere, in piena luce estiva, incredibilmente simile al noto quadro del pittore francese Corot,che così vide Genova, quando la visitò. Davanti al belvedere, in posizione splendida, il maestoso ed elegante palazzo rosa,che, come molti palazzi , presenta sopra la finestra che si trova sopra il portone d’ingresso, la testa di un Fauno.Nell’ultimo tratto si trova una Scuola Materna famosa, il Bertoncini, dal nome di Luigi Bertoncini, il calzolaio filantropo che lasciò i suoi beni per la costruzione di un asilo aperto a tutti i bambini, in particolare disagiati. Il Bertoncini nel 2004 ha festeggiato i cento anni di presenza educativa per i bambini del quartiere. Immagine dal web.Ultimo tratto.Si giunge così alla fine di corso Firenze, la favola è finita, ma ne incomincia un’altra, siamo nelle vicinanze del Castello D’Albertis.Entriamo !!000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000