Pubblicato in: Il blog di Nonna Nanna

Anna Schiaffino Giustiniani, donna patriota del Risorgimento.

Il Risorgimento italiano ebbe nelle donne delle collaboratrici entusiaste e molto attive, Clara Maffei, col suo rinomato salotto, la Belgoioso, Bianca Rebizzo, Virginia Oldoini, più nota come contessa di Castiglione,e tante altre, ma ce ne fu una, che più di ogni altra ebbe un posto di straordinario rilievo, Anna, detta Nina, Schiaffino Giustiniani,giusti 44 nina giust schiaff che con il suo amore, all’inizio ricambiato, per Camillo Benso conte di Cavour, ispirò in lui l’ideale dell’Unità italiana. Nina, si direbbe oggi, è nata bene,tanto per iniziare è nata a Parigi, dove il suo nonno materno Luigi Emmanuele Corvetto (1756-1821),giusti 46 corvetto era Consigliere di Stato dell’imperatore Napoleone I, suo padre Giuseppe Schiaffino, era un nobile di Recco, e ricopriva importanti incarichi, sua madre, detta Manin, era figlia del Corvetto. Nina è nata nel 1807, quando la Repubblica di Genova, ormai inesistente, faceva parte dell’Impero napoleonico. Questa situazione non durò a lungo, e, caduto Napoleone nel 1815, il nonno Corvetto, dopo aver prestato la sua illuminata collaborazione finanziaria anche al restaurato sovrano borbonico, Luigi XVIII, malfermo d salute e in difficoltà economiche, ritornò a Genova, anzi a Nervi, luogo d’origine della sua famiglia. Qui morì il 20 maggio del 1821, quindici giorni dopo Napoleone, si direbbe che un filo misterioso unisse questi due personaggi che tanto collaborarono per un nuovo ordine europeo, più giusto o più ingiusto del precedente, non si sa. La giovane nipote Nina, che aveva ricevuto una accurata educazione letteraria e artistica,da dotti precettori e da una zia Littardi, come si addiceva alla sua famiglia, conosceva ben tre lingue straniere ed anche il dialetto genovese, a vent’anni si sposò con il marchese Stefano Giustiniani, che aveva sei anni in più,giusti stefano con reciproco scarso entusiasmo, matrimonio di interesse ? Può darsi. Il Giustiniani, oltre il nobile nome, disponeva di beni che potevano permettere a Nina una vita agiata, avere un salotto a  Palazzo De Mari,in piazza S.Siro,giusti 47 palazzo De Mari aperto nel 1827, frequentato dai nobili genovesi e da persone distinte di passaggio.  Assieme a Teresa Durazzo, Bianca Rebizzo, Fanny e Laura Di Negro, ed altre, Nina era seguace degli ideali del Mazzini, amico degli Schiaffino, che voleva una Italia, Una, Indipendente e Repubblicana, fece parte della Carboneria come “giardiniera”, sovvenzionava giornali. I nobili genovesi non sopportavano la sudditanza nei confronti del Regno di Sardegna e volevano escogitare nuove vie per liberarsi da quel giogo, imposto loro dal Congresso di Vienna. In questo salotto di nobildonne e nobiluomini idealisti e mazziniani, giunse, nel 1830, un giovane ufficiale da Torino, Camillo Benso conte di Cavour,giusti 45 cavoure fu subito amore tra Nina e Camillo. Penso che il giovane Camillo, apprezzasse questa giovane donna ben istruita, con una precisa passione politica, con natali così illustri per via del nonno, protagonista della finanza europea, autore del Codice di Commercio, ed anche sagace camaleonte, passato dalla Repubblica Ligure a Napoleone e da questo a Luigi XVIII. Luigi Corvetto  disse che egli non esitò a cambiar bandiera per fare del bene alla società, e, morì quasi povero. Un personaggio molto interessante per un ambizioso aspirante uomo politico come il Cavour. La famiglia Schiaffino, poi, era amica del Mazzini, amico dei fratelli Bixio, dei quali, Alessandro, da tempo stabilitosi a Parigi, medico e giornalista aveva raggiunto una posizione di spicco nella società parigina, amico di banchieri, uomini di cultura come Dumas, e proprio in casa di Alessandro, in anni successivi,venne accolto Cavour che ne divenne amico. Insieme prepararono il famoso convegno a Plombières. La frequentazione del salotto di Nina Giustiniani, quindi introdusse il Cavour in quel giro di conoscenze da cui si generò l’alleanza tra il Regno sabaudo e Napoleone III. Anche il nome Giustiniani aveva un peso non indifferente tra i nobili del tempo, antica nobiltà, sopravvissuta onorevolmente al periodo napoleonico,presenti a Genova, Venezia e Roma, e non solo, non recente nobiltà napoleonica, come il conte Corvetto. Aldilà di possibili interessi, ci fu amore, un grande amore, soprattutto da parte di Nina. Ed anche di Camillo, se, le malelingue dissero che fece costruire la ferrovia Torino-Genova, per raggiungere facilmente l’amata. Sotto :tratto, vicino a Ronco Scrivia, della linea ferroviaria Torino-Genova, quadro dipinto da Carlo Bossoli,il grande pittore svizzero divenuto pittore di Casa Savoia.bossoli 31 Nina era sposata e madre di due figli, il marito Stefano Giustiniani, sopportava in silenzio, certamente non gli faceva piacere, cercava di contrastarla, ma invano. Camillo lasciò Genova, Nina scrisse un numero infinito di lettere all’amato a Torino, si rividero a Vinadio, poi a Voltri, ma il cuore di Cavour, non batteva più così forte, anzi non batteva affatto, per lei. Nina capì, si ammalò, venne detta pazza dal marito, succede a donne molto innamorate e respinte. Da nobile qual era, Stefano Giustiniani, non fece rinchiudere Nina nel manicomio di Quarto, ella rimase a casa sua, in via Garibaldi. Dopo aver scritto un toccante biglietto d’addio, cercò nella morte, gettandosi dalla finestra di Palazzo Lercari in via Nuova, ora Garibaldi, la fine della sua sofferenza, era il 24 aprile del 1841, giorno anniversario del primo incontro con il Cavour. Scrisse :”Avrei voluto che tutto quello che ho di vita fosse consumato in uno sguardo – che significa questo ? Perché per me, la mia felicità risiede in un altro ? E perché quest’altro è Camillo ? Camillo !  Oh Camillo !” .        Ma le traversie non cessarono con la morte, al suo corpo venne rifiutata la sepoltura nella tomba dei Giustiniani a Voltri, il marito si oppose, in quella della sua famiglia, a Recco, i misericordiosi Padri Cappuccini della Concezione, l’accolsero nella loro chiesa,punti 3 ovepunti 2 trovò finalmente la sua pace. Alcune mie foto della sua tomba.accesso 4La tomba, al centro, come si presenta nella cappella a  destra entrando.accesso 5La parte alta con lo stemma dei Giustiniani.acceso 6L’iscrizione con i dati anagrafici. La parola “ereptae” , copre pietosamente il suicidio.accesso 7Seconda parte, in cui sono citati i figli.accesso 8Visione d’insieme della tomba. Anche per lei , Fabrizio De André, canterebbe la sua “Preghiera di gennaio”, augurerebbe un “sentiero fiorito”, ponendola tra i “..morti per oltraggio che al cielo ed alla terra dimostrarono coraggio”. 0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000